Una fredda ascensione alternativa
Quest'anno la neve è ancora ben presente in alcune zone delle alpi. La Val Formazza si trova nel cuore delle alpi al confine tra i due grandi versanti alpini: quello più mediterraneo e italico e quello più nordico e teutonico. Qui le correnti di aria sbattono contro queste montagne dove la neve in inverno non manca mai.
La meta doveva essere la Punta Valrossa ma con la neve ben presente sul canalone e su parte del lungo traverso mi ha fatto responsabilmente ripiegare altrove e qui in Formazza di alternative buone ce ne sono quante ne vuoi, basta avere gambe da vendere.
In questo periodo di corsi il sottoscritto è un po' distratto e ti combina la stupidata, non avevo previsto che in questa giornata c'era in programma una famosa corsa di trail running. Questo ci porta a dover parcheggiare più lontano e in basso, giusto per vendere più gambe alla montagna.
Ma oggi ho un manipolo di escursionisti agguerriti e desiderosi di percorsi selvatici e solitari... con la gara? Beh con un pizzico di dribbling siamo riusciti ad evitare brillantemente il casino e siamo in pista prima che inizi la corsa e soprattutto sul percorso del loro ritorno!
Risaliamo a passo tranquillo i primi metri di dislivello per raggiungere il rifugio Maria Luisa tra la calca di gente che va alla ricerca del sole e della polenta... ma oggi il sole fa "bubu setteteee" e la polenta è meglio pensarla a cena!
Al rifugio faccio un piccolo briefing per esporre l'alternativa, qui possiamo scelgiere tra due cimette interessanti e alla fine scelgo quella più selvatica e solitaria.
Non appena imbocchiamo il vallone di Valrossa siamo solo noi e le marmotte mentre gli altri bipedi proseguono seguendo la comoda e aggiungo noiosa carrozzabile per raggiungere il passo a confine con la Svizzera.
Qui è un incanto e si nota anche che la neve qui non è da molto che se ne andata. Risaliamo il vallone, troviamo la prima deviazione ma occorre guadare il torrente. Proviamo più avanti e un provvidenziale nevaio bello consistente ci consente di attraversare il piccolo torrente senza fatica.
Ora ci mettiamo le gambe in spalla e via che saliamo verso l'alto. Raggiungiamo così la testata del Vallone delle Marmotte ed ecco apparire la nostra aguzza cima.
Vista da qui sembra ci siano solo pareti, ma come il Kinder Cereali, dalla parte opposta c'è la nostra via di salita! Il prezzo da pagare è un lungo traverso che per fortuna troviamo quasi pulito dalla neve.
Ma il Lago? dov'è?
Calma finiamo il traverso e poi una breve risalita ed eccoci al lago.
Il lago è ancora ghiacciato e lungo la nostra via di salita si trova un bel nevaio che scende a picco nel lago. Cosa fare? tante cose ma la più prudente è quella che se hai un paio di ramponi lo attraversi in sicurezza altrimenti rischi un bel tuffo nel ghiaccio umidiccio e freddo con il rischio di affogarci dentro.
Quindi i due fortunelli che avevano i ramponi hanno potuto attraversare il nevaio. Ora si spera che il versante di salita sia pulito!
Così sarà, con un bello sprint superiamo gli ultimi 100 m e siamo in vetta.
Una veloce stretta di mano.... anzi di gomito, due foto e via che scendiamo per raggiungere il resto del gruppo rimasto a pasteggiare sulle rive ghiacciate del lago.
Ora ci concediamo anche noi una piccola pausa ristoratrice prima di tornare sui nostri passi.
La discesa la facciamo per lo stesso percorso per poi deviare sulla sponda opposta del torrente così da non dover guadare. Qui facciamo conoscenza con le tribù locali
Bravi tutti e soprattutto questo è il giusto atteggiamento per andare in montagna, si sale solo se si ha l'attrezzatura giusta e con la testa sulle spalle.