Due giorni di trekking nel Parco Nazionale del Gran Paradiso
Camminare nel Parco del Gran Paradiso come suggerisce il nome è un vero paradiso per l'escursionista, qui si trovano itinerari panoramici splendidi, cime da oltre 3000 m accessibili con difficoltà escursionistiche e la presenza massiccia di tanti ungulati, ergo stambecchi e camosci.
In questa due giorni ci siamo infilati in Val di Cogne alla scoperta o riscoperta di un luogo tanto bello quanto bello!
Arrivati in quel della Valnontey facciamo un veloce controllo zaini e attrezzatura.... mica vogliamo salire con zaini inutilmente pesanti! ad eccezzione di quello della guida che non si sa per quale mistero pesa sempre tanto... troppo!
Il menù di questa giornata prevede la salita al Rifugio Vittorio Sella nel vallone del Lauson, una laterale della Valnontey che è una laterale della Valle di Cogne, che è una laterale della Valdigne e noi oggi ci facciamo un traverso... in pratica siamo tutto di lato!
Giochi di parole a parte salire al rifugio per il sentiero classico è facile e abbastanza veloce e noi dobbiamo tirare sera e con una giornata da cartolina cosa vuoi fare? Andiamo di sentiero dell'Herbetet con traversata lungo l'affascinante, lievemente esposto, lievemente attrezzato e straordinariamente panoramico sentiero dell'Herbetet appunto!
Meglio non dire chilometri e dislivello prima che mi ritrovo qualche ammutinamento, ma l'itinerario è piuttosto lungo ma noi abbiamo tempo. Così prima ci percorriamo il fondovalle, un po' noisetto all'inizio a causa di un tipico sentiero per merenderos stanchi, poi si iniziano le danze con una bella salita in traverso che punta tutta dalla parte opposta della nostra direzione, giusto per fare qualche chilometro in più. Poi finalmente la salita inizia a prendere la giusta direzione e una volta saliti di quota il panorama si allarga e il morale della truppa si alza!
Una volta raggiunti i casolari dell'Herbetet inizia il nostro lungo traverso con degli splendidi pulpiti panoramici e aggettanti
Appunto vediamo di non scivolare qui! Lo spettacolo è grandioso e dopo la pausa pranzo riprendiamo il nostro lungo cammino, qualche passaggio sfasciumoso, altri traversi lievemente esposti ma mai difficili, qui il sentiero è sempre ben largo. Poi raggiungiamo la quota ma sta benedetta salita quando finisce?! Dai tranquilli appena di la saliamo la scaletta, un paio di cordine fisse un ultimo traverso e siamo al lago
Così alla fine nel pomeriggio inoltrato siamo al bel laghetto del Lauson dove le ragazze decidono di fare le sirenette del Gran Paradiso e ai suoi piedi l'Ulisse delle montagne!
Ora però la mia gola arsa dal sole e dall'aria richiede una birra fresca e credo che sia meglio raggiungere il rifugio!
Il rifugio lo troviamo abbastanza pienotto e la sera trascorre tranquilla. Per una volta riesco anche a fare i conti degli extra senza troppe difficoltà, sarà stato il vino?!
Ora nanna che domani la sveglia suona alle 5.30.... Difatti non facciamo a tempo a posare la testa sul cuscino che è già mattino! Fuori è ancora buio, il cielo limpido e l'aria decisamente frizzante da pile, giacca a vento e piumino! Non siamo più abituati al freddo!
Partiamo che inizia a far chiaro e dopo poche decine di minuti di cammino siamo invasi da un alba stupenda e suggestiva con tanto di osservatori curiosi
Questo è l'inizio di una lunghissima serie di incontri con camosci e stambecchi, dove inevitabilmente ci perdiamo a fare book fotografici. Partire molto presto al mattino ha i suoi porci vantaggi e questi momenti incantevoli tra luce, animali e ambiente non te li scordi mai!
Riprendiamo a salire, prima il colle dove ci fermiamo per reidratarci e smangiucchiare qualcosa, poi si scende un pochino si traversando degli sfasciumi insidiosi e con una risalita ci portiamo sul lungo ma facile traverso che ci porta a quota 3300. Ora siamo definitivamente nel regno lunare dell'alta montagna.
Facciamo un'altra sosta per riprendere forze e saliamo di nuovo, raggiungiamo quota 3400 qualcuno accusa qualche problemino tra affaticamento e quota. Meglio fermarsi qui lassù la cresta non perdona e se la testa gira è meglio non andarci. Così dopo un po' di gambe all'aria per far riprendere la circolazione, e accertato che ora sta bene, cerco un luogo al riparo dal vento, tranquillo, senza punti pericolosi e ben esposto al sole così faccio accomodare la malcapitata con la testa girante e per farla stare ancora meglio, la infilo dentro il sacco termico di emergenza, regolo la temperatura di cottura e ricompongo il gruppo per salire il tratto finale.
Ripartiamo e iniziamo ad affrontare la cresta che nella prima parte è larga e facile, iniziamo a trovare qualche traccia di neve, qualcun'altro decide di fermarsi e quindi lo accomodo assieme alla malcapitata.
Noi proseguiamo, iniziamo a mettere giù le manine e la cresta si affila, da un lato il baratro scende verticale al traverso 300 m sotto di noi dall'altro le placche lisce scendono verso il sottostante ghiacchiao del Trajo.
Raggiungiamo uno sperone ampio a 3550 m dove possiamo fermarci, nel frattempo proseguo per verificare il percorso. Vedo neve e una parte di cresta piuttosto esposta con ancora neve. Noi abbiamo i ramponcini ma a giudicare dalle placche lisce da attraversare mi viene da pensare: "in salita ce la si fa, ma in discesa? siamo rimasti 7 cristiani che tentano la cima, come la mettiamo se qualcuno è in difficoltà? qui lo spazio per fare manovre e manovrine è molto esiguo e se vogliamo farla in sicurezza ci vorrebbe un imbraghino e la corda che è nello zaino, ma senza imbraghino può servire solo a giocare ai Cowboy!" Le variabili in campo sono tante e la responsabilità è una sola oltre alla vita di chi accompagno, quindi direi che anche se mancano solo 80 metri alla cima ci possiamo accontentare dell'anticima che pare sia stata la meta di quasi tutte le persone che sono salite da ferragosto a oggi in quanto in quota sta iniziando a fare freddino e a spruzzare qualche fiocchetto di neve e ghiaccio.
Pazienza ci accontentiamo dell'anticima che tutto sommato non è niente male. Foto di gruppetto e si scende con attenzione la cresta sulle placchette liscie liscie
Scendiamo e ci raggruppiamo tutti, raggiungo la malcapitata e la spacchettiamo dalla stagnola, ora è cotta a puntino ed è pronta per affrontare la lunga discesa.
Ripercorriamo il traverso, raggiungiamo il colle e saliamo su un picco per fare qualche foto e poi di nuovo giù a rotta di collo verso il rifugio salutanto i nostri amici stambecchi che complice la giornata fresca se ne stanno beati a pascolare tra i prati e le rocce.
Al rifugio, birra, panino e pediluvio e poi giù per il facile sentiero che ci riporta a valle, stanchi ma strafelici.
Grazie a tutti, siete stati bravi se pensate che in due giorni avete salito oltre 2000 m di dislivello e in un sol giorno siete scesi di 2100 m. La forma fisica c'è e anche la grande passione che vi muove tutti.