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trekking di gruppo via del sale

Tre giorni di duro trekking dal pavese al mare

Il trekking della via del sale ha pochi punti fermi: un giorno di pioggia lo prendi sempre, o quasi, il fango dell'appennino, i chilometri, i panorami, le fioriture, i borghi e il mare che lo vedi alla fine di tutto.

Una bella avventura, faticosa, molto faticosa ma una vera e propria esperienza. In questa edizione abbiamo fatto la via del sale in tre giorni con una ultima giornata decisamente lunga e faticosa.

Ammettiamolo la meteo ha reso tutto più faticoso e incerto ma alla fine dribblando i temporali e con un pizzico di fortuna siamo riusciti a fare la nostra traversata prendendo solo un'ora di acqua in tutto il trekking. Una fortuna viste le ultime settimane sempre piuttosto perturbate e poco propense a farci assaporare l'arrivo imminente dell'estate.

Il gruppo di questo trekking era composto da gente tosta, il trekking in tre giorni decisamente bello sportivo! 

Il primo giorno ci siamo ritrovati sul bus diretto a Varzi e dopo una lauta colazione nel paese del salame, prendiamo il piccolo bus che ci porta a Brallo dove iniziamo a camminare con una giornata piuttosto variabile. Il variabile diventa presto instabile e dopo qualche occhiata di sole mentre camminiamo nel bosco sentiamo qualche colpetto di tuono e un fracasso tipo torrente sotto di noi. Inizialmente credevo fosse davvero un torrente ma non ricordavo torrenti da quelle parti.... invece era la pioggia che nel giro di qualche minuto dal fondovalle è salita e ci ha raggiunti. 

Veloci come antilopi ci siamo coperti con giacche, kway e mantelle e non avendo punti di riparo idonei abbiamo proseguito fino al passo dove una casa diroccata ci ha offerto un tetto.

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La prima giornata per fortuna non è così lunga e in quattro ore siamo al nostro piccolo hotel, in anticipo rispetto a molti altri trekker che sono partiti da Varzi. Una doccia calda, un po' di riposo e ci rimettiamo in forma per la cena pronti per la seconda giornata di trekking. Intanto prima di cena il cielo si riprende dei colori più interessanti e diversamente grigi

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Il secondo giorno non c'è stato verso di riuscire a partire presto, la colazione è alle 8.00, troppo tardi per chi fa trekking e sopratutto in una giornata dove le previsioni ti annunciano temporali pomeridiani. La cosa poco simpatica è che il piccolo hotel era popolato da soli camminatori che alle sette del mattino erano già scalpitanti e pronti a partire. Va beh lasciata la polemica riusciamo a metterci in marcia alle 8.30 con ancora il pane e marmellata tra i denti e una mattinata tutto sommato buona. 

Così partiamo con la cavalcata di cresta e le varie cime del crinale a confine tra Emilia e Piemonte. Con un piede a Piacenza ed uno ad Alessandria saliamo il Cavalmurone, il Legnà, traversiamo il Rondino e saliamo il Monte Carmo che segna il confine delle tre regioni: Emilia, Piemonte e Liguria. Nel frattempo il cielo si ingrigisce velocemente segno che di li a poco va a peggiorare.

"Dai ragazzi facciamo una foto di gruppo....!" nel mentre pronuncio la frase dal cielo arrivano i primi tuoni. Ok facciamo che dopo la foto scendiamo giù diretti. Sotto di noi c'è la locanda di Capanne di Carega e se dovesse fare temporale ci conviene stare li.

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La locanda trabocca di persone, chi mangia, chi vuole mangiare, chi aspetta... il gestore ci dice che i posti sono esauriti e non fanno servizio bar... in pratica ci manda via. Un paio di chilometri più avanti c'è Casa del Romano dove riusciamo ad essere accolti e anzi il povero gestore cerca di dare a tutti il servizio bar nonostante la quantità di persone all'interno.

Fuori sgocciola, non tantissimo ma continua a tuonare, guardo e riguardo il radar per capire se c'è segno di attenuazione ma al momento la macchia delle precipitazioni si ingrandisce sempre di più. Meglio aspettare... Si mangia, si chiacchera, si sonnecchia, l'attesa è snervante. Prima o poi dobbiamo partire! Così al primo segno di calma temporalesca e dopo uno sguardo al radar che pare dare segni di tregua decido di partire. Il cielo borbotta ancora ma sono tuoni alti e lontani, poco pericolosi. Prendiamo la via verso l'Antola, davanti a noi il cielo diventa più azzurro e a parte qualche altro colpetto di tuono ecco come alla fine veniamo ripagati dell'attesa

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Foto di gruppo sotto un bel sole, il cielo azzurro e qualche pezzetto di mare laggiù in fondo. Ora si scende... o quasi, va ribadito che siamo in appennino e non esiste mai una vera discesa, c'è sempre la risalita dietro l'angolo!

Comunque una pausa veloce al rifugio non ce la toglie nessuno... e peccato aver dovuto attendere prima a causa del temporale perchè qui viaggiavano dei bei piattoni di trofie al pesto!

Fatta venire l'acquolina in bocca scendiamo verso Torriglia. La discesa è lunga come previsto, ma la pioggia ha reso la mulattiera lastricata di bella arenaria una vera e propria saponetta che unita a parti di sentiero coperti di fango ci ha rallentato non poco. Alla fine anche un breve temporale... insomma non ci siamo fatti mancare nulla!.

Però raggiungiamo Torriglia in orario di aperitivo e ci concediamo l'acquisto dei canestrelli e poi via a fare la doccia, pronti per la cena.

Per fortuna che a Torriglia riusciamo a contrattare la colazione in buon anticipo e così alle 7.45 siamo in marcia. Oggi la traversata non ha difficoltà, il dislivello in salita è modesto ma i chilometri sono sempre tanti. 

Partiamo di buona lena, saliamo e per digerire la colazione saliamo sul Monte Lavagnola. Questa cima ci introduce in un ambiente più mediterraneo e si iniziano a vedere le prime essenze come eriche arboree, cisti, timo, ginestre. Una fioritura pazzesca e un ambiente fantastico.

La giornata è decisamente più calda e asciutta, oggi avremo sole tutto il giorno. Passiamo Sottocolle, facciamo un break per sgranocchiare qualcosa e poi proseguiamo fino a Sant'Alberto dove si trova un ristorante che tra una comunione e l'altra riesce a prepararci un caffè. Noi ci mangiamo la focaccia presa a Torriglia. Siamo in orario ma vista la stanchezza dei giorni precedenti meglio non abbandonarsi troppo al relax, la strada èp ancora lunga e siamo poco oltre la metà.

In questo tratto la traccia rilevata sulla mappa non è stata precisa, e la mia variante diretta su Bogliasco alla fine risulterà più lunga di 3 km circa. Sono pochi ma diventano tanti quando sei stanco.

Il gruppo inizia ad accusare i sintomi della stanchezza e si capisce dalle domande: "Quanto manca?" "Ma ora cosa c'è?" "Il marè dov'è" Ecco appunto, il fatto di non vedere il mare smonta abbastanza perchè qui il mare lo si vede solo all'ultima discesa.

Mi metto in testa al gruppo e dopo una faticosa risalita di soli 150 metri di dislivello che a questo punto della giornata sono risultati come averne fatti 500, ci facciamo una pausa all'ombra prima del lungo traverso alle pendici del Monte Bado.

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Qui cerco di accellerare un pochino, vista l'assenza di dislivello cerco di guadagnare tempo, sapendo che poi la discesa diretta a Bogliasco sarà una bella sfida per gambe e ginocchia e quindi si rallenterà.

Arrivati alla strada del Monte Fasce propongo una pausa e nel frattempo vado a vedere le condizioni del sentiero. Non avendolo mai fatto vedo che il traverso che taglia le pendici del monte è piuttosto stretto. Non voglio ulteriormente stressare il gruppo già stanco e opto per la noiosa strada ma per lo meno regolare.

Finalmente ecco la luce in fondo al tunnel. Bogliasco e il mare sono sotto di noi. Ora si scende!

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Abbiamo due ore e mezza di tempo prima del nostro treno, quindi la discesa la faccio con passo più calmo godendo della vista sul Parco di Portofino, Genova e sullo sfondo tra la foschia umida di queste giornate instabili si intravede la punta di Capo Noli.

Finalmente Bogliasco, stanchi morti! il mare lo saltiamo manca poco al treno e in stazione c'è già l'assalto al treno.

Il percorso, le condizioni meteo da farci attenzione e la lunghezza hanno reso questo trekking più duro e siete stati davvero in gamba. Bravi tutti, grazie ancora e alla prossima avventura.

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